Sea container
2005
L’opera è un calco in sale marino del contenitore utilizzato per le riprese del video Stillness. I due lavori fanno parte della stessa installazione ma esistono come lavori autonomi.
2005
L’opera è un calco in sale marino del contenitore utilizzato per le riprese del video Stillness. I due lavori fanno parte della stessa installazione ma esistono come lavori autonomi.
2005
L’installazione è stata realizzata per l’esibizione organizzata per la riapertura di Benjamin Franklin House a Londra. E’ un intervento con gesso su un orologio funzionante.
2004
L’opera è composta di 365 bicchieri di cera con steli vuoti riempiti d’inchiostro colorato. Ordinatamente posizionati sul pavimento della galleria seguendo una formazione da cimitero di guerra, il materiale malleabile subisce delle modifiche per via dei cambiamenti di temperatura ambientale, causando un parziale disfacimento della cera che durante l’esibizione si scioglie, forse una metafora della fragilità della vita. Il risultato è un’opera in continuo movimento.
2005
L’opera Light Bulbs intende rimandare l’idea delle granate a mano. Le lampadine riempite d’inchiostro colorato accentuano il potenziale rischio di esplosione. L’opera potrebbe intitolarsi, Light Bulbs Attempt at Self-Mastery, un tentativo d’illuminare paure e emozioni dell’inconscio collettivo.
2005
Inchiostro allo stato liquido è versato nel calco del testo Not I e lasciato evaporare gradualmente in tempo reale.
2003
Una serie di sfere in cera di varie misure parzialmente riempite d’acqua sono sparse per la galleria di Trinity Buoy Wharf pronte per essere raccolte dal visitatore; un suggerimento sulla natura interattiva del lavoro è indicato nell’etichetta con il titolo dell’opera.
Il principale aspetto di queste sfere è la loro capacità di esistere come forme autonome con una presenza fisica dalla precisione euclidea, ma con una qualità tattile che provoca un forte desiderio di toccarle. La conseguente scoperta di un aspetto interiore modifica in maniera fondamentale il significato dell’opera. . (estratto da un testo di Gerard Wilson)
2003
L’opera, concepita come interattiva, è stata mostrata in giorni diversi, in due spazi differenti. In una stanza molto piccola dove le sfere formano una superficie quasi solida dove l’esperienza interattiva e’ socievole e giocosa, succesivamente in una stanza più grande dove l’interazione da socievole diventa quasi pericolosa e il rischio di una perdita di equilibrio diventa reale. Durante le interazioni lo scontro delle sfere in movimento sotto i piedi dei visitatori produce un suono che trasforma la percezione della galleria producendo un suono evocativo del suono mare contro gli scogli. (brano tratto da un articolo di Gerard Wilson)
2002
Half way through come opera ha una certa ambiguità, anche se in apparenza sembra un armadio parzialmente smontato, come oggetto non sembra avere un suo senso di appartenenza. La sensazione e’ di un lavoro lasciato a meta’, presentato incompleto in una maniera illogica e non funzionale. Nella parte inferiore, una sorta di cassetto contiene una tessuto che evoca una certa visceralita’ forse nel processo di essere analizzata.
2001
Intervento con cartone corrugato pitturato con una vernice collosa su un termosifone funzionante. Il calore del termosifone gradualmente scioglieva la colla.
Sketchbook Series 1 to 100 – page 4, 11, 43, 37, 12, 3…
2016
L’opera Sketchbook Series 1 to 100 rianima le pagine vuote di un album da disegno creando sculture temporanee dei movimenti di una danzatrice. Una sorta di tassonomia di gesti, una retorica di movimenti diventano una molteplicità di forme, piani e linee, immagini statiche della stessa azione: piegare la carta.