48 ore

2010

48 ore e’ un opera creata per Articulating Change una mostra personale di Emanuele a Stone Squid gallery in Hastings. 48 ore fa riferimento al tempo impiegato per la completa realizzazione dell’opera, attraverso una gestualita’ ripetuta con dei ritmi di sei ore al giorno Emanuele produce una completa copertura del tavolo dello studio dove lavora.

L’utilizzo di un materiale duttile come la plastilina crea una superficie opaca che assorbe la luce trasformando un oggetto quotidiano in un astratto e surreale paesaggio. (brano tratto da un articolo di GX Jacques)

Sea container

2005

L’opera è un calco in sale marino del contenitore utilizzato per le riprese del video Stillness. I due lavori fanno parte della stessa installazione ma esistono come lavori autonomi.

Clock

2005

L’installazione è stata realizzata per l’esibizione organizzata per la riapertura di Benjamin Franklin House a Londra. E’ un intervento con gesso su un orologio funzionante.

365 glasses

2004

L’opera è composta di 365 bicchieri di cera con steli vuoti riempiti d’inchiostro colorato. Ordinatamente posizionati sul pavimento della galleria seguendo una formazione da cimitero di guerra, il materiale malleabile subisce delle modifiche per via dei cambiamenti di temperatura ambientale, causando un parziale disfacimento della cera che durante l’esibizione si scioglie, forse una metafora della fragilità della vita. Il risultato è un’opera in continuo movimento.

Light bulbs

2005

L’opera Light Bulbs intende rimandare l’idea delle granate a mano. Le lampadine riempite d’inchiostro colorato accentuano il potenziale rischio di esplosione. L’opera potrebbe intitolarsi, Light Bulbs Attempt at Self-Mastery, un tentativo d’illuminare paure e emozioni dell’inconscio collettivo.

Not I aquarium

2005

Inchiostro allo stato liquido è versato nel calco del testo Not I e lasciato evaporare gradualmente in tempo reale.

Water balls

2003

Una serie di sfere in cera di varie misure parzialmente riempite d’acqua sono sparse per la galleria di Trinity Buoy Wharf pronte per essere raccolte dal visitatore;  un suggerimento sulla natura interattiva del lavoro è indicato nell’etichetta con il titolo dell’opera.

Il principale aspetto di queste sfere è la loro capacità di esistere come forme autonome con una presenza fisica dalla precisione euclidea, ma con una qualità tattile che provoca un forte desiderio di toccarle. La conseguente scoperta di un aspetto interiore modifica in maniera fondamentale il significato dell’opera. . (estratto da un testo di Gerard Wilson)

1 and many concrete balls

2003

L’opera, concepita come interattiva, è stata mostrata in giorni diversi, in due spazi differenti. In una stanza molto piccola dove le sfere formano una superficie quasi solida dove l’esperienza interattiva e’ socievole e giocosa, succesivamente in una stanza più grande dove l’interazione da socievole diventa quasi pericolosa e il rischio di una perdita di equilibrio diventa reale. Durante le interazioni lo scontro delle sfere in movimento sotto i piedi dei visitatori produce un suono che trasforma la percezione della galleria producendo un suono evocativo del suono mare contro gli scogli. (brano tratto da un articolo di Gerard Wilson)

Half way through

2002

Half way through come opera ha una certa ambiguità, anche se in apparenza sembra un armadio parzialmente smontato, come oggetto non sembra avere un suo senso di appartenenza. La sensazione e’ di un lavoro lasciato a meta’, presentato incompleto in una maniera illogica e non funzionale. Nella parte inferiore, una sorta di cassetto contiene una tessuto che evoca una certa visceralita’ forse nel processo di essere analizzata.

Wrap up

2001

Intervento con cartone corrugato pitturato con una vernice collosa su un termosifone funzionante. Il calore del termosifone gradualmente scioglieva la colla.